Milano, 27 novembre 2020


Gentilissimi Presidenti OPI Regione Lombardia
Dott. Gianluca Solitro, Bergamo
Dott.ssa Stefania Pace, Brescia
Dott. Dario Cremonesi, Como
Dott. Enrico Marsella, Cremona
Dott. Fabio Fedeli, Lecco
Dott. Andrea Guandalini, Mantova
Dott. Pasqualino D’Aloia, Milano Lodi Monza Brianza
Dott.ssa Luigia Belotti, Pavia
Dott. Giuseppe Franzini, Sondrio
Dott. Aurelio Filippini, Varese


A seguito del comunicato stampa diffuso in rete nella serata del 26 novembre recante il sunto dell’incontro avvenuto tra il Presidente della Regione Attilio Fontana, l’assessore al Welfare Giulio Gallera e i rappresentanti del coordinamento OPI Lombardia, la CNAI-Associazione Regionale Lombardia Infermiere/i (ARLI) intende portare alla vostra attenzione aspetti che appaiono critici per il futuro della professione.

Si apprezza lo sforzo che gli OPI Lombardi stanno profondendo per porre all’attenzione pubblica alcune delle necessità cogenti della professione; tuttavia a fronte di una dichiarazione di intenti sicuramente ineccepibile, di seguito si fornisce un contributo di pensiero volto a sviluppare una azione ancora più coerente con le attuali ma soprattutto future necessità.

Si propongono alcuni brevi elementi di riflessione sugli obiettivi dichiarati:

  • Potenziamento dei corsi di laurea in Infermieristica: proposta eccellente ma che entra in contrasto con le modalità che sino ad ora sono state messe in atto in regione. La politica purtroppo è stata quella di depotenziare in maniera significativa i finanziamenti dedicati alla formazione chiudendo sedi di corso e non adeguando la programmazione di accesso ai corsi di laurea triennale in funzione degli attuali e futuri bisogni. Anche recenti provvedimenti hanno ulteriormente ridotto il budget delle aziende sanitarie regionali per la formazione degli infermieri, seppur in periodo di grave emergenza sanitaria. Disinvestire ed indebolire economicamente questo sistema non consentirà di raggiungere gli obiettivi di salute indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
  • Valutazione delle possibilità di inserimento degli studenti del terzo anno in percorsi lavorativi: si è valutato l’impatto che genererebbe questa prospettata ipotesi? (che ci si augura venga subito abbandonata). Si ritorna a formulare proposte che rimandano all’utilizzo di sanatorie svuotando l’impianto formativo attuale che tende invece in continuazione all’adeguamento degli standard formativi presenti a livello europeo ed internazionale. Si dibatte sulla proposta di uniformare il numero di anni universitari per il conseguimento della laurea in infermieristica passando da tre a quattro anni, per garantire una formazione che prepari Infermieri ad affrontare le sfide di salute globale dei prossimi anni. Pensare a formare Infermieri solamente come forza lavoro per far fronte alle necessità cogenti di questo specifico e tragico momento o in generale pensarli come “risorsa operativa” è una sconfitta culturale, scientifica e professionale che né la professione né i cittadini si meritano. Gli studenti al terzo anno sono in formazione, non sono abilitati all’esercizio della professione, e come studenti è necessario siano considerati, come avviene per tutti gli studenti universitari.
  • Revisione degli organici finalizzati ad incrementare il rapporto infermiere/paziente: si ritiene che la revisione non debba essere solo numerica ma che si consideri la specificità delle competenze maturate dal professionista e la loro contestualizzazione per rispondere alle necessità di salute della comunità. E di nuovo i disinvestimenti in sanità soprattutto nelle politiche di valorizzazione del personale operati in questi anni nel nostro territorio, purtroppo anche in tempi di COVID, non hanno certamente favorito uno sviluppo parallelo sia numerico che di competenza specialistica. Siamo favorevoli alla definizione di standard i quali dovranno tuttavia considerare non solo il numero di operatori, che di certo non potrà includere gli studenti, ma anche la loro formazione, competenza, specializzazione, anche in ottica di long life learning e sviluppo di carriere di tipo clinico.
  • Approvazione delle linee di indirizzo a livello regionale che disciplinano il ruolo dell’Infermiere di famiglia e di comunità: all’evoluzione del sistema sanitario regionale decollato in Regione nel 2015 con il quale si intendeva rilanciare e valorizzare l’assistenza sanitaria sul territorio non sono seguite politiche sanitarie ed economiche di sviluppo, mantenendo fondamentalmente un modello organizzativo ospedalocentrico che ha mostrato tutta la sua debolezza negli scorsi mesi quando si è affrontata la prima ondata pandemica. L’inserimento di questa figura professionale servirà a migliorare gli interventi per una sanità territoriale più efficace ed efficiente, ma sarà necessario porre molta attenzione a non snaturare il ruolo e le funzioni proprie che questo professionista possiede per colmare lacune organizzative derivate da una programmazione non coerente con le future necessità. A questo riguardo è fondamentale anche citare le modalità che saranno individuate per definire i ruoli di infermiere specialista o infermiere esperto, attualmente previste, per lo svolgimento di tali funzioni. Infatti, a fronte di 25 anni di formazione infermieristica in Università, è molto preoccupante apprendere di corsi, in via di definizione a livello regionale e di variabile durata tra le differenti regioni (in alcuni casi poche ore e un tirocinio) per formare questa figura, quando da anni, anche nel nostro territorio, sono presenti Master per Infermiere di Famiglia e Comunità, e non ultimo, Lauree Magistrali in Scienze Infermieristiche e Ostetriche, che ancora oggi non hanno alcun tipo di riconoscimento né di natura professionale né di natura economica. Questo stride fortemente con la una visione volta a prevedere di Lauree Magistrali ad indirizzo clinico o addirittura Scuole di Specializzazione Post-Laurea Magistrale che, sempre dal mondo ordinistico, vengono proposte e discusse in diverse sedi ormai da tempo. Anche a questo riguardo, non si può non sottolineare che in una ottica di unitarietà ogni proposta in questo senso dovrebbe prevedere azioni di coordinamento con la componente universitaria della professione e le Associazioni Generaliste e Specialistiche, e non materia esclusiva di negoziazione degli Ordini.

    L’international Council of Nurses (ICN) attraverso i molti documenti prodotti chiama le sue associazioni membro affinché coinvolgano i governi di ciascuna nazione ad agire tempestivamente per limitare i danni della pandemia sviluppando azioni concrete contenute nel documento ICN Call for Action-COVID 19 che si allega in copia.

    L’ARLI, componente di CNAI (affiliata ICN dal 1949) si sta adoperando a livello regionale per diffondere questi documenti internazionali e per sensibilizzare la classe politica e gli amministratori nazionali e locali affinché investano nei sistemi sanitari e nel personale sanitario. Questa pandemia ha messo in luce la fragilità dei sistemi sanitari e l’estrema necessità che tutti i paesi siano più preparati.

    Tra le molte azioni indicate dall’ICN e dal WHO con il Report sullo Stato dell’infermieristica nel mondo, si invita allo sviluppo e capitalizzazione della leadership infermieristica. È necessario che gli Infermieri presenti vengano maggiormente coinvolti nello sviluppo delle politiche sanitarie e nelle scelte decisionali affinché gli stessi possano garantire la miglior assistenza possibile al maggior numero di pazienti.
    Gli Infermieri dovrebbero essere partner chiave dei Governi Nazionali e Regionali, nella definizione delle politiche sanitarie; a livello ministeriale ed a livello regionale, quindi anche in Lombardia, dovrebbe essere presente una Direttrice/Direttore Infermieristico. L’Italia è una delle poche nazioni nel panorama internazionale che non ha istituito questa figura né a livello centrale né a livello periferico; la presenza della professione in tal senso può sicuramente offrire una più reale e pertinente capacità di lettura dei bisogni di salute della popolazione e garantire che gli investimenti vengano orientati e finalizzati a ciò che realmente è necessario per i cittadini.

    In una ottica collaborativa e propositiva, si ritiene quanto mai necessaria una maggiore attività di coordinamento e confronto tra gli Ordini, quale Ente pubblico, e le Associazioni Scientifico Professionali presenti e ben radicate sul territorio da anni che rappresentano l’Italia in seno ai principali organismi internazionali con un benchmark di ampio respiro (e non solo di carattere provinciale o locale) per le scelte che riguardano lo sviluppo della professione infermieristica.

    La nostra Associazione, forte di questo legame internazionale con ICN, rinnova la disponibilità a collaborare per la realizzazione di obiettivi e progetti diretti allo sviluppo della professione in tutti i suoi ambiti di azione.

    Associazione Regionale Lombardia Infermiere/i (ARLI)
    La Presidente